Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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JIM THORPE

     Wha-Tho-Huch “Sentiero Lucente”, al secolo Jim Thorpe, nasce nel 

1888 con origini della tribù indiana Algonquin. Ancora oggi è considerato uno dei più grandi atleti che abbiano gareggiato nei giochi olimpici e lo si ritiene uno dei più forti e completi del mondo.

 

     La sua vicenda umana e sportiva è assolutamente incredibile, avvincente e unica anche se purtroppo piena di delusioni e sofferenze. A soli ventitré anni partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma ed ottenne la medaglia d’oro sia nel pentathlon che nel decathlon battendo in maniera a dir poco schiacciante gli avversari che allora dominavano queste specialità. Una cosa mai vista prima, un campione tra i più forti e perfetti che lo sport abbia mai visto.

 

     Ma il destino gli riservò una tragica beffa che comportò la sua squalifica dalle Olimpiadi e la riconsegna delle medaglie ottenute. Tutto perché, pochi anni prima della sua partecipazione olimpica, aveva giocato a baseball percependo un povero stipendio (60 dollari al mese) che gli serviva per mantenere la famiglia. Lui, che era stato premiato e congratulato dal re Gustavo V di Svezia con le parole “Signore sono assolutamente ammirato” fu costretto all’umiliazione di riconsegnare le medaglie al CIO. Divenne un giocatore professionista di foot-ball americano ma non gli rimasero molti soldi al momento del ritiro, ed il ricordo forte di quella sconfitta immeritata lo portò, negli anni, alla disperazione. Morì il 28 marzo del 1953.

 

     Negli anni a seguire, i suoi figli hanno intrapreso una coraggiosa ed estenuante causa per riammettere il nome del padre nelle classifiche olimpiche e ci sono voluti trent’anni dalla sua morte perché questo avvenisse. Il 18 gennaio 1983, a Los Angeles, il presidente del CIO riabilitò Jim Thorpe, riconoscendo che quella squalifica era stata frutto di un atto di discriminazione razziale nei suoi confronti, e le medaglie vennero riconsegnate alla famiglia.

 

Video della campagna promozionale "Change the mascot" per cambiare il nome e il simbolo della squadra di football americano dei "Washington Redskins" ("Pellerossa") considerato offensivo dalle organizzazioni dei popoli nativi americani.

"IL PIÙ GRANDE ATLETA DEL MONDO" di Giorgio Mottana
Il più grande atleta del mondo.pdf
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