Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

scrivi

 

 

ENRICO CALAMAI

     Enrico Calamai è nato a Roma nel 1945, ed è un ex-diplomatico italiano. Dopo aver lavorato presso il Consolato italiano in Argentina negli anni settanta, in Italia contribuì a condannare otto militari argentini per crimini contro l'umanità, testimoniando nel processo a loro carico. 

 

     Tra il 1972 e il 1977, a Buenos Aires, con l'aiuto del giornalista del Corriere della Sera Gian Giacomo Foà e del sindacalista Filippo Di Benedetto, riuscì a mettere in salvo e a far espatriare centinaia di oppositori politici del regime. Per questo motivo è stato definito come lo "Schindler argentino". Lo fece mettendo a repentaglio la propria vita, visto che ai tempi della dura rappresaglia da parte del regime argentino, la maggior parte di coloro che si opponevano alla politica di Jorge Rafael Videla e del governo militare, entravano a far parte della lunga e triste schiera dei desaparecidos: sequestrati, torturati e lanciati vivi nel Mar del Plata.

 

     Calamai è stato un promotore per la fondazione del Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umaniHa portato a conoscenza dei giovani la propria drammatica e fortemente umana testimonianza, girando per scuole, università e manifestazioni, e presentando più volte il proprio libro "Niente Asilo politico". Un capitolo della nostra storia, troppe volte lasciato da parte.

 

     Enrico Calamai è stato decorato dall'Argentina con l'Orden del Libertador General San Martín il 10 dicembre 2004 nell'Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia. Nel suo operato in Argentina, ha sempre e solo fatto ciò che riteneva opportuno, spesso scontrandosi con le logiche burocratiche del Consolato e con la mancata presa di posizione da parte del Governo Italiano di allora, che preferì una politica di comodo con le Istituzioni Argentine e lasciò solo colui che si impegnò a salvare centinaia di innocenti.

 

     La storia ufficiale, attraverso documentazione e testimonianze di sopravvissuti, parla di circa cinquecento persone salvate dal Console Calamai. Lui ha sempre parlato del proprio operato dando per scontato che se non vi fosse stato lui, al momento del golpe, ci sarebbe stato qualcun altro che si sarebbe comportato nello stesso identico modo.

 

     Visto invece come in tanti altri casi si sono comportati i rappresentanti della diplomazia italiana, Enrico Calamai è e sarà per sempre un raro esempio di altruismo, coraggio ed umiltà.