Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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l' OBIEZIONE DI COSCIENZA al servizio militare in Italia

Premessa

 

     La Costituzione Italiana, approvata nel 1947 ed entrata in vigore nel 1948, stabilisce all'art. 52 che "La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge", senza prevedere alcuna possibilità di obiettare.

 

     La parola "obiezione" significa contrapposizione, rifiuto; l'obiezione di coscienza è infatti il rifiuto di obbedienza ad una legge o ad un comando dell'autorità perché considerato in contrasto con i principi e le convinzioni personali radicati nella propria coscienza.

 

     L'obiettore di coscienza è dunque un cittadino che, dovendo prestare servizio militare armato, contrappone il proprio rifiuto all'uso delle armi ed attività ad esse collegate.

Il cammino dell'obiezione di coscienza in Italia non è stato facile.

 

La storia

 

     La storia dell'obiezione di coscienza inizia con l'unità d'Italia.

L’obbligo al servizio militare introdotto nel 1861, incontrò una grandissima resistenza soprattutto tra la popolazione delle campagne del meridione, che non ne capiva i motivi ed era costretta a subirlo forzatamente.

 

     La risposta dello stato fu la massiccia repressione attuata dall'esercito piemontese.

Il malcontento popolare non si attenuò, anzi toccò il suo culmine durante la Grande Guerra del 1915/18: furono circa 470.000 i processi per renitenza alla leva, e oltre un milione per altri reati militari come diserzione, procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento.

 

     Nell'Agosto del 1917 gli operai di Torino si rivoltarono contro l'assurdità della guerra: la repressione fu durissima, decine i morti.

Dopo la disfatta di Caporetto, che vide un vero e proprio "sciopero militare" tra i soldati, si intensificò la repressione con fucilazioni di interi reparti.

 

     La protesta popolare era spontanea, dettata da un'istintiva avversione alle istituzioni militari e gli orrori ( i "macelli" ) della guerra, ma non era incanalata in alcuna forma organizzata.

I primi casi di obiezione di coscienza dopo la Seconda Guerra Mondiale si verificano alla fine degli anni '40, e il primo obiettore condannato alla reclusione fu Pietro Pinna (1948), nonviolento, finito in carcere per 10 mesi; dopo essere stato liberato, fu condannato di nuovo e ritornò in carcere finché fu prosciolto dal dovere del servizio militare.

 

     Nel 1949, dopo i primi casi di obiezione di coscienza, il socialista Calossi presentò il primo disegno di legge per il riconoscimento dell'obiezione. Nel '57 e nel '62 il socialista Basso ripropose l'iniziativa, coperta dall'oblio dell'indifferenza parlamentare e dalla ostilità del governo e delle gerarchie militari.

 

     All'inizio degli anni '60 si hanno i primi casi di obiettori cattolici che dichiarano di voler vivere integralmente la non violenza evangelica, espressa dai comandamenti "non uccidere" e "ama il prossimo tuo come te stesso".

 

     Il primo cattolico che basò il suo rifiuto su motivi di fede fu Gozzini nel 1962, seguito da padre Balducci che fu attaccato dalla chiesa ufficiale e difeso da don Milani che, in questa occasione, scrisse la "Lettera ai cappellani militari".

 

     I due sacerdoti, padre Ernesto Balducci e don Lorenzo Milani, vennero processati per apologia di reato. Don Milani, nel frattempo deceduto (1967), subì l'onta della condanna. Il resto della chiesa sembrò disinteressarsi al problema.

 

     Questi processi scossero l'opinione pubblica e portarono alla ribalta il problema dell'obiezione di coscienza, registrando importanti prese di posizione a suo favore. Intanto, sempre negli anni '60, Il Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, autorizzò la proiezione del film "Non uccidere" - incentrato sul tema dell'obiezione di coscienza - nonostante il divieto imposto dalla censura.

 

     Fino alla fine degli anni '60, il numero degli obiettori rimase basso, quasi tutti testimoni di Geova con poche eccezioni (anarchici, nonviolenti, socialisti e pochissimi cattolici); molti obiettori finirono in carcere, mentre al Parlamento vennero presentati diversi progetti di legge, dei quali però nessuno venne approvato.

 

     La legge Pedini (1966) sembrò che potesse offrire una soluzione attraverso una specie di servizio civile nel terzo mondo; ma la legge si rivelò ambigua, insufficiente e la sua applicazione ancora peggiore; una legge fatta per pochi privilegiati i quali potevano mettersi al servizio di ditte private, enti statali e religiosi interessati a impiegare nei paesi sottosviluppati personale poco pagato.

 

     Dopo il '68 l'obiezione per motivi politici, oltre a quelli etico-religiosi, si afferma come mai prima. L'analisi dell'esercito come istituzione che serve a mantenere un rapporto di pericoloso dominio dello stato sulla società civile, si collega alle lotte più ampie per i diritti civili condotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri.

 

     Cresceva il numero dei giovani che sceglievano il carcere al servizio militare: era ormai un problema da risolvere.

Nel 1970/71 gruppi di 6-7 persone fecero obiezioni collettive con motivazioni soprattutto politiche; nel 1972 gli obiettori in carcere erano varie decine, oltre 250 testimoni di Geova.

 

     La classe politica, messa alle corde dal vasto movimento d'opinione nato nella società e dal contemporaneo intensificarsi di azioni di protesta condotte dalle organizzazioni non violente, approvò la legge 15 dicembre 1972, n. 772 che dava il diritto all'obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici.

 

     Questa legge rese possibile la scarcerazione dei giovani obiettori di coscienza e contemporaneamente segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, perché introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare con le armi sostituendolo con un servizio militare non armato. Con questa legge l'obiezione di coscienza non veniva ancora considerata un diritto, ma un beneficio concesso dallo Stato a precise condizioni e conseguenze: la gestione del servizio civile restava nelle mani del Ministero della Difesa.

 

La legge era ancora restrittiva e punitiva (8 mesi di servizio in più, commissione giudicante, esclusione delle motivazioni politiche, dipendenza dai codici e dai tribunali militari) e fece nascere subito un movimento di lotta degli obiettori che si unirono nella Lega Obiettori di Coscienza (LOC).

 

     Per anni gli Enti e le Associazioni si sono battute per una modifica della legge e per il pieno riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza. Nel 1992 il Parlamento disegnò un nuovo testo di legge, ma l'allora Presidente Francesco Cossiga, rifiutò di firmarla per incostituzionalità e la rinviò al Parlamento con una serie di note di perplessità sul fenomeno dell’ obiezione di coscienza. Il giorno dopo il Presidente sciolse le Camere e la legge tornò in alto mare.

 

     Il numero di obiettori intanto è andato crescendo: 16.000 domande nel 1990, 30.000 domande nel 1994, 70.000 nel 1998. Dopo una serie di altri tentativi falliti nel luglio del 1998 si giunge finalmente all'approvazione della legge 230 che sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza. Con questa ultima legge l'obiezione di coscienza non è più un beneficio concesso dallo Stato, ma diventa un diritto della persona: il Servizio Civile rappresenta un modo alternativo al servizio militare, con una durata pari e a contatto con la realtà sociale, con i suoi problemi, con le sue sfide.La gestione del servizio civile sostitutivo del servizio militare passa all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (dal 1° gennaio 2000).

 

     Siamo a una svolta, sono ormai maturi i tempi per una radicale riforma del Servizio Militare.

 

     La Legge 14 novembre 2000, n. 331 recante "Norme per l'istituzione del Servizio Militare professionale", muta profondamente la natura del Servizio di leva che diventa volontario e professionale, determinando così la conclusione della obiezione di coscienza a partire dal 2007.

 

Lorenzo Milani: "Lettera ai cappellani militari"
Lorenzo Milani - Lettera ai cappellani m
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