Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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TOMMIE SMITH, JOHN CARLOS & PETER NORMAN

     Thomas "Tommie" Smith è nato a Clarksville nel 1944. È stato un atleta e giocatore di football americano statunitense, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 e primo uomo al mondo ad aver corso i 200 metri piani in meno di 20 secondi.

 

     John Wesley Carlos è nato a New York nel 1945. È stato un velocista di grande valore, medaglia di bronzo nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968.

 

     Peter George Norman è nato a Melbourne nel 1942 ed è morto nel 2006. È stato un grande velocista australiano, vincitore della medaglia d'argento sui 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968.

 

     La vita di questi tre atleti è legata da un evento che è rimasto nella storia dello sport come uno dei momenti più emozionanti e di maggior impatto sulla società statunitense e mondiale. Infatti, durante la cerimonia di premiazione della gara dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico, nel 1968, Tommie Smith e John Carlos diedero vita a quella che probabilmente è ricordata come la più famosa protesta della storia dei Giochi Olimpici: salirono sul podio scalzi e appena la bandiera a stelle e strisce cominciò a oscillare sulle note dell’inno degli Stati Uniti, abbassarono la testa e alzarono un pugno. Il destro Smith, il sinistro Carlos, a sostegno del movimento denominato Olympic Project for Human Rights (Progetto Olimpico per i diritti umani). Non tutti sanno però che anche Norman espresse la sua solidarietà alla causa dei due atleti afro-americani indossando durante la cerimonia lo stemma dell'Olympic Project for Human Rights

 

     Il gesto destò grande scalpore. Molti, a cominciare da Avery Brundage, a quei tempi presidente del CIO, lo considerarono scandalosamente fuori luogo, ritenendo che la politica dovesse rimanere estranea ai Giochi. Molti lo deprecarono, ritenendo che avrebbe messo in cattiva luce l'intera rappresentativa statunitense e recato danno alla nazione americana. Altri, invece, espressero solidarietà ai due atleti, encomiando il loro coraggio.

     Un temporale di oltraggi fu quello che investì i ribelli Tommie e John: per vilipendio alla bandiera e ai Giochi Olimpici furono espulsi dalla squadra nazionale e addirittura banditi dal villaggio olimpico e poi, tornati in patria, subirono altre ritorsioni, fino a ricevere addirittura minacce di morte. Ed anche per Norman le cose si misero male: venne violentemente condannato dai media in Australia e continuamente boicottato dai responsabili sportivi australiani. Qualificatosi nei 100 e 200 per i Giochi olimpici di Monaco del 1972, ne venne escluso e, piuttosto di mandare lui, l'Australia non presentò nessun velocista a quell'edizione olimpica.

     Ma se la loro leggenda era già iniziata, legata a un'immagine indimenticabile di tre uomini fieri delle proprie idee, la loro amicizia perdurò negli anni, tanto che al funerale di Peter Norman, nel 2006, Tommie Smith e John Carlos trasportarono il suo feretro insieme alla famiglia, un gesto di grande rispetto verso chi aveva avuto il coraggio di sacrificare la propria carriera sportiva in nome di un ideale più alto.

 

STORIA DI UNA FOTOGRAFIA
TommieSmith-JohnCarlos-PeterNorman.pdf
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