Da sempre l’Arte si è ispirata alla realtà del suo intorno, e come non farsi ispirare anche dal Calcio, lo sport più amato nel mondo? Ed ecco quindi che nel 2002 si è organizzata una mostra di quadri totalmente dedicata a questo sport. L’esposizione, intitolata “Appunti allo stadio”, ha girato tra Roma, Istambul e Seoul, e ha contato con 90 opere sul gioco del Calcio nell’Arte italiana del XX secolo.
Sculture, schizzi, disegni, chine, acquarelli, oli per un totale di novanta opere che spaziano dal 1920 al 2002. In mezzo scorrono i lavori di moltissimi
artisti, in nome del Calcio posti democraticamente tutti allo stesso livello, dai più noti agli sconosciuti, perché il merito non sta tanto nella buona fattura dell'opera, ma nel mostrare il
proprio, personalissimo approccio verso questo mondo che - piaccia o meno - esalta, deprime, coinvolge, divide, cattura come forse nessun altro.
Chi sembra avere una fortissima passione calcistica è Titina Maselli, attratta in realtà dai giochi acrobatici dei calciatori, che riattualizzano nello stadio
odierno i virtuosismi degli atleti antichi e che lei rende con astrattismi violentemente colorati. Il movimento è in effetti il grande protagonista della rassegna. Celebrato
dalla tempera quasi svolazzante di Mancioli, che ripropone dribbling e altre invenzioni da stadio. Tumultuoso, analizzato e riprodotto nelle sue seducenti sfaccettature dai futuristi: Roberto
Baldessarri, Gerardo Dottori, Giulio D'Anna (uno dei rari seguaci di Marinetti proveniente dalla Sicilia) e poi Emilio Notte che, attraverso un abile gioco di colori con cui riempie i vuoti e i
pieni della tela, fa somigliare i calciatori alle bagnanti di Cézanne.
E non mancano dei ritratti ad hoc, specie di altarini, plastici cammei dedicati a "Piccoli calciatori" (Carlo Socrate), a un estatico "Ragazzo con la palla" di Mafai, per non parlare del fascino che esercita la figura del portiere, ben prima che Peter Hanke la immortalasse, seguito a ruota da un'omonima e oscura pellicola di Wim Wenders, nella "Paura del portiere prima del calcio di rigore".
L'attrazione per il calcio scorre veloce fino ad oggi, senza perdere smalto neppure durante i caldi anni Sessanta, rapiti e scatenati su ben altri raduni di massa. In quegli
anni a tener alto il vessillo calcistico è un raffinato Dino Boschi, un po' onirico e un po' misterioso, mentre assai prevedibili sono i virtuosismi muscolari dei calciatori di Renato
Guttuso.
Molto grafiche e colorate sono le immagini di Ugo Nespolo, mentre più recentemente, Grazia Toderi ha riproposto in una videoopera, che le è valsa il Leone d'oro alla Biennale del '99, l'atmosfera tribale, chiusa e a suo modo perfetta dello stadio. Scintillante cornice di luci presa dall'alto in cui si celebra un potentissimo rito di massa. Mentre Sandro Chia probabilmente ha individuato nei calciatori i soggetti ideali per le sue monumentali figurazioni. Più delicati e ironici i particolari del gioco del pallone messi a fuoco da Tadini e Gribaudo.
Insomma il Calcio protagonista di splendide opere figurative che dimostra come la sensibilità artistica sopravviva anche ai banali e spesso violenti luoghi comuni che circondano questo sport.